Il cielo sopra Berlino

Il cielo sopra Berlino

1987 ‧ Cinema fantastico/Romantico ‧ 2h 8m

Un cinema di poesia non può escludere la sua massima espressione incarnata nel grande maestro Wim Wenders, che nel 1987 dona alla settima arte la storia di due angeli che vegliano Berlino ed i berlinesi. Angeli fuori dai canoni classici della nostra immaginazione, hanno un sesso, maschile, forniti di grandi ali, dall’aspetto dimesso e seducente, con un’età sulla tarda quarantina. Osservano ogni angolo della città in bianco e nero, ascoltano silenti ed invisibili ogni conversazione, ma soprattutto ascoltano ogni sofferenza. Wenders rende gli angeli quasi umani, tanto da innamorarsi della meravigliosa trapezista Marion (Solveig Dommartin). L’amore rende gli occhi degli angeli capaci di vedere il mondo a colori: altra significativa caratteristica che Wenders ci regala. Il confine, dunque, fra angeli capaci di amare ed uomini che non disdegnano volare è decisamente simile da tracciare. Il cinema per Wenders è uno strumento capace di osservare l’uomo, il suo modo di vivere, il suo habitat, capace di stargli vicino nei momenti di solitudine, di tristezza o di gioia. E mentre l’innocenza dei bambini gioisce nell’osservare gli spettacoli del circo, quest’ultimo piccolo mondo sopravvive, come il volo di Marion, un’aspirazione di armonia racchiusa in una scatola. L’epilogo è caratterizzato da un’unica nota di abbandono: ognuno vive la sua peregrinazione, la sua solitudine; anche la donna, capace di riempire l’immagine con la bellezza del suo corpo è ora sola, in mezzo all’arena, inerme, priva di un riparo sicuro. Una sceneggiatura complessa, dove principalmente la poesia di un amore smuove la vita dei mortali, in una scenografia fatta di detriti e specchi d’acqua. Il cielo sopra Berlino è un inno alla propria impotenza, vittima del ricordo e di una cocente attuale delusione. Palma d’Oro a Cannes per la migliore regia.

 


Trama – fonte: www.comingsoon.it

Dalla fine della seconda guerra mondiale, due angeli – Damiel e Cassiel – svolgono la missione loro assegnata, aggirandosi nella Berlino odierna, ascoltando i pensieri lieti o tristi delle persone incontrate, che essi vedono solo in bianco e nero. Ma Damiel, più partecipe dell’altro alle ansie degli umani, come alle loro infinite piccole gioie, sente fortemente l’attrazione esercitata dalla città (ancora sfregiata da enormi cicatrici) e dalla sua stessa gente. Un giorno vede in discoteca Marion, una bellissima trapezista licenziata dal circo in cui lavora e sconvolta dalla imminente solitudine, oltre che da presagi di morte, e se ne innamora. Il posto di Damiel è ora accanto a lei, in un ruolo insolito, ma prudente e discreto nella sua tenerezza. Lo intuirà ad un dato momento Peter Falk, un attore che con una troupe gira un film sulla Germania nazista, il quale molto tempo prima era lui pure un angelo. Ora è solo un ex che ha operato una scelta precisa, pronto a fare il Bene, amico degli esseri umani, pieno di speranza e fiducia, così come lo sono molti ex-angeli presenti ovunque nel nostro mondo, dei quali noi raramente avvertiamo la presenza e l’aiuto concreto. Anche Damiel fa la sua scelta: rinuncia all’immortalità e nasce uomo, ai piedi del muro di Berlino, optando per l’amore, allo scopo di vivere con Marion (che ora egli vede a colori e che ha finalmente incontrato colui che attendeva dalla vita) le gioie e le sofferenze di tutti gli umani.


Cast – fonte: www.comingsoon.it


Trailer


Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it

Il film ottenne una candidatura al Festival di Cannes del 1987 e vinse:

  • Miglior regia a Wim Wenders

Curiosità – fonte: www.ciakmagazine.it

1. La dedica
Nei titoli di chiusura si legge: “Dedicato a tutti gli ex angeli, ma soprattutto a Yasujiro, François e Andrej“. Wenders fa riferimento ai registi Yasujirô Ozu, François Truffaut e Andrei Tarkovsky. Erano i preferiti del regista tedesco. All’epoca delle riprese de Il cielo sopra Berlino, Truffaut e Tarkovsky erano morti di recente, nel 1984 e nel 1986. Ozu era scomparso nel 1963.

2. Il Muro di Berlino
Il cielo sopra Berlino è ambientato nella parte Ovest della città. Le scene più costose furono quelle realizzate vicino al Muro e nella cosiddetta “striscia della morte” che divideva in due Berlino. All’epoca era vietato fare riprese in quell’area e Wenders fu costretto a far costruire un muro fittizio in uno spiazzo di 150 metri.

3. L’ispirazione
Dopo aver trascorso otto anni negli USA, aver diretto diversi film di successo in America e fondato lì una sua casa di produzione, Wenders, deluso dal sistema cinematografico statunitense, sentì il bisogno di tornare a lavorare in Germania e riscoprire il proprio Paese. Per prepararsi al suo rientro si dedicò alla lettura delle poesie di Rainer Maria Rilke, che gli diedero lo spunto iniziale per l’idea degli angeli, e del suo contemporaneo Peter Handke, che hanno ispirato i dialoghi del film.

4. Le riprese
Wenders iniziò le riprese del film senza avere un vero copione in mano; aveva deciso a grandi linee le scene e le ambientazioni, ma non aveva fissato una vera e propria tabella di marcia con le sequenze e le battute per gli attori. Quest’assenza di copione consentì al regista una grande libertà espressiva. Una follia che lo stesso Peter Falk apprezzò moltissimo sin da quando Wenders gli propose di recitare nel film senza che vi fosse per lui un ruolo già definito.

5. Perché il bianco e nero e i colori
La fotografia del film venne curata da Henri Alekan, famoso per aver lavorato con Jean Cocteau a La bella e la bestia. Alekan utilizzò una tinta monocromatica che vira verso il seppia per le scene osservate dal punto di vista degli angeli e il colore per quelle dal punto di vista umano. Tutte le sequenze in bianco e nero sono state girate attraverso un filtro unico nel suo genere ricavato da una calza, che pare appartenesse alla nonna del direttore della fotografia Alekan.



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