Io e Annie

Io e Annie

1977 ‧ Commedia/Romantico ‧ 1h 33m

Il cinema di Woody Allen è inimitabile. E’ un’impronta digitale di un cinema satirico-psicotropo che solo un grande genio come Allen è riuscito a mettere in piedi e donarlo al grande pubblico. Io e Annie ne è un esempio, per molti il ‘pezzo da 90’ dei suoi lavori. Di sicuro è una dimostrazione chiara ed evidente di un geniale utilizzo di parole e musiche capaci di destrutturare e delimitare una storia comune abilmente costruita come quella di Annie Hall (titolo originale). La particolarità dei lavori di Woody Allen è la necessaria presenza di una voce capace di guidare lo spettatore nei labirintici testi cinematografici, nati dal suo genio. Spesso è lui stesso a ricoprire questo ruolo, spesso lo pone al centro della storia, come in Io e Annie: Woody cerca e trova il rapporto intimo con lo spettatore, voce-off e sguardo diretto in camera. Non è seduto sulla poltrona del suo psicoanalista, non parla con un indeterminato intervistatore, ma direttamente col pubblico, proiettandosi al di fuori dello schermo. Inizio e fine si ricongiungono come un anello, amore e guerra si ritrovano attraverso uno stand-up monologo che consente all’attore comico di origine ebraica Alvy Singer (Woody Allen) di introdurre, più che la sua storia d’amore con Annie Hall (Diane Keaton), la sua intima visione della realtà instabile, decentrata, sospesa fra sogno, ricordo ed illusione. E’ questo l’imprinting dell’intero film, che rende necessaria una costruzione della trama che non segue una scansione temporale lineare, interrotta dal classico flashback, ma si sviluppa “liberamente” seminando tracce del percorso logico fra parole ed immagini: ad esempio, quando Alvy rievoca i tempi della scuola, appaiono i professori, i compagni, che svelano quello che è loro accaduto negli anni, e da qui si passa ad una trasmissione televisiva in cui il comico ammette di non sapere che fine abbiano fatto i suoi amici, poi, di nuovo sul tema dell’infanzia, ecco la madre impegnata a rimproverarlo della sua diffidenza nei confronti del mondo, una conversazione con l’amico Rob sul medesimo argomento… Ma attenzione, non è Alvy ad essere il protagonista della storia, seppur è il corpo narrante, la guida. Annie è il baricentro del film, l’eroina, la donna per eccellenza, è la protagonista del soave ma crudele teatro che Alvy tenta di costruirle intorno, costringendola così a fuggire via, e lasciarlo in balia del suo risentimento. Io e Annie è una suite di invenzioni, battute, comparsate fulminee e fulminanti, che danno vita ad un apparente caos cui è difficile sottrarsi. A Diane Keaton va il più alto riconoscimento nella notte degli Oscar del 1978, riconoscimento riservato anche alla brillante, divertente ed intelligente sceneggiatura firmata Allen/Brickman, alla regia di Woody Allen ed all’intero film, che entra di diritto nella classifica dei 100 miglior film di sempre per l’American Film Institute, posizionandosi al 35° posto.

 


Trama – fonte: www.comingsoon.it

Alvy Singer, attore comico di origini ebree, incontra casualmente Annie Hall, una ragazza carina, un po’ svitata, di famiglia benestante del Middle West. Alvy, già scottato da due matrimoni falliti, inizia il nuovo rapporto con paura; ma anche Annie, istintivamente, dubita del successo del loro rapporto e mantiene un ampio margine d’evasione. Ciò nonostante, la relazione segue il più tipico dei corsi: incontro, studio reciproco, amore e scoperta delle rispettive debolezze. Un poco alla volta, quando lo slancio iniziale ha perduto mordente, i due procedono verso la separazione. Annie abbandona New York e si reca a Los Angeles dove spera in qualcosa di meglio…


Cast – fonte: www.comingsoon.it


Trailer


Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it

Il film ottenne ben cinque candidature ai Premi Oscar del 1978, portandosi a casa quattro statuette:
Miglior film
Miglior regia a Woody Allen
Miglior attrice a Diane Keaton
Miglior sceneggiatura originale a Marshall Brickman, Woody Allen

Le altre nomination furono:
Nomination Miglior attore a Woody Allen


Curiosità – fonte: www.eventiculturalimagazine.com

1. La storia non era pensata per le relazioni.
La sceneggiatura era originariamente un dramma incentrato sul mistero di un omicidio e la commedia. The Writers Guild of America in seguito l’ha definita la sceneggiatura più divertente mai scritta.

2. Le inquadrature durano più del previsto.
Secondo una media statistica dell’epoca, le inquadrature – i cosiddetti “shot” – duravano non più di 4,7 secondi. Nel capolavoro del regista la media stimata arriva a 14,5 secondi a inquadratura.

3. La scena della cocaina è stata un incidente.
In una delle scene più celebri del film, il personaggio di Allen, Alvy Singer, contempla un etto di cocaina purissima (e costosissima), poi starnutisce, facendo disperdere la polverina nell’aria. Tutto ciò non era in sceneggiatura, ma visto il gradimento del pubblico durante i test, è stata lasciata nella fase finale del montaggio.

4. Il film con maggiori incassi di Woody Allen.
Il film è costato $4 milioni e ha guadagno ben 38.251.425 dollari. Se facciamo riferimento all’inflazione, è il più grande successo al botteghino del regista newyorkese.

5. Marshall McLuhan non è stata la prima scelta di Allen.
In un’altra scena famosa che si svolge nella hall di un cinema, Alvy è in piedi in una fila lunghissima davanti a un ragazzo “intellettualoide”. Allen chiese a Federico Fellini e Luis Buñuel se potevano fare un cameo, ma entrambi rifiutarono. Il critico culturale canadese Marshall McLuhan, alla fine, ha accettato.

6. Truman Capote fa una comparsa non accreditata.
Una scena presenta un contest di un sosia di Truman Capote, e il vincitore è in realtà Truman Capote. Chissà se ha pensato alla battuta che lui stesso recitava: “Charlie Chaplin ad un concorso di sosia di Charlie Chaplin è arrivato terzo”. Se si è ispirato a ciò, l’ha fatta finire comunque con un lieto fine.

7. Il nome del personaggio del titolo è legato alla star del film.
Il vero nome di Diane Keaton è Diane Hall e il suo soprannome è Annie.

8. Woody Allen aveva un talento per il casting per i promettenti.
Molti attori relativamente sconosciuti che hanno avuto piccole parti nel film hanno avuto enormi carriere, tra cui Jeff Goldblum, Christopher Walken e Shelley Duvall.

9. La scena in split screen non è uno split screen.
Nella scena in cui Alvy e Annie sono in seduta dai rispettivi psichiatri, lo spettatore sembra vedere uno split screen realizzato in post produzione. In realtà, è un set con un muro adiacente, e le scene sono state girate in contemporanea.

10. Allen ha trovato il finale del film poche ore prima della proiezione.
Allen ha lottato per terminare il film e, in post-produzione, hanno palesato diverse opzioni, ma non era ancora soddisfatto. Quindi, solo due ore prima di uno screening di prova, Allen avrebbe ideato e registrato la battuta su come “Abbiamo tutti bisogno delle uova”.


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