PulpFiction

Pulp Fiction

1994 ‧ Cinema giallo/Commedia ‧ 2h 58m

Su di esso si è scritto che è il film, che è il miglior biglietto da visita cinematografico che si possa mai presentare in quest’ultimo quarto di secolo, che è l’eredità della pura creatività umana da far conoscere a popoli che non appartengono a questo mondo, ma la realtà è che Pulp Fiction è tutto questo, poichè è un capolavoro da qualsiasi punto di vista lo si osservi. Non riesco a contare le volte che ho gustato il film, ma ogni volta che l’ho fatto è come se fosse stata la prima, perchè scopro sempre una nuova accezione, una sfumatura sfuggita alla mia attenzione rapita da Jules o da Marcellus o magari da Mia.
Quentin Tarantino riesce ad arricchire le storie che racconta grazie al suo modo di non prendersi troppo sul serio, e questo trasmette al film ed allo spettatore quella dipendenza sinaptica che ti rapisce azzerando il trascorrere del tempo. Prima della sua immensa cultura verso la settima arte, prima del suo amore per il mondo del cinema fatto soprattutto di b-movies, cinema italiano, spaghetti western e genere poliziesco, arriva la sua assoluta passione che nasce dal cuore. Quando guardo i film a sua firma, immagino Tarantino seduto al mio fianco eccitato come un bambino, mentre affonda le mani in un maxi pacco di pop corn perchè sta per iniziare il film.
Pulp Fiction ti travolge con tutta la sua passione, perchè è davvero il suo capolavoro. La sua struttura labirintica viene resa armoniosa da una sceneggiatura caratterizzata da un meccanismo ad orologeria che scandisce il tempo con meticolosa precisione, semplificandone il racconto e guidando lo spettatore nelle sue segrete. Si parte da una storia banale e si salta in un’altra, apparentemente ad essa estranea, quindi divaga in un parallelismo che non rispetta neppure la sequenzialità dei fatti, per poi deviare e tornare alla storia banale, in un procedimento circolare che solo alla fine, come in un giallo, si ricompone, spiegando in tal modo tutte le divagazioni, i retroscena e le pieghe del racconto. Ed in tutto questo, lo spettatore non viene affatto confuso, ma ammaliato, rapito ed emozionato dal fatto che si trova davanti a qualcosa che non ha mai visto prima, qualcosa di unico: un viaggio descritto senza l’uso di linguaggi, simbolismi o metafore complesse e di nicchia, ma caratterizzato da un livello di lettura stratificato capace di divertire, attirare e coinvolgere mentre il mazziere mischia i vari generi cinematografici tra loro e li incastra come si fa con un puzzle, rendendo Pulp Fiction un film privo di un genere specifico conosciuto, pertanto un’opera cosiddetta universale. Se si analizza il film a piccole dosi, si trovano dialoghi esigui, ambientazioni eccessive, momenti paradossali o addirittura assurdi, ma sono proprio le fondamenta su cui viene basata l’allegorica caricatura della società e dei suoi contraddittori principi: il passo della Bibbia recitato da Jules prima di procedere ad un’esecuzione ne è la sua massima espressione. Pulp Fiction è un’opera legata al reale, esplicita, pratica e carica di pathos, capace di mescolare momenti drammatici a momenti comici. E’ come un cubo che ha un film diverso su ogni suo lato: comico, drammatico, poliziesco, sociologico, metaforico, giallo; è lo spettatore che deve essere capace di coglierne ogni aspetto.
Quanto agli interpreti, non si può non ammirare la personalità divertente ed illuminante di Harvey Keitel nei panni del Signor Wolf, la coppia irresistibilmente assortita Travolta-Jackson, il duro e rissoso Bruce Willis, lo straordinario Christopher Walken e la magnifica performance di Uma Thurman.

Sette le candidature ai premi Oscar del 1995, ed un solo Oscar vinto che non poteva che essere dato a Quentin Tarantino (e Roger Avary) per aver scritto la Miglior sceneggiatura originale.


Trama – fonte: www.comingsoon.it

È una storia composta da tre racconti distinti, in ordine non cronologico, che si sviluppano intrecciandosi in una sorta di percorso circolare, con inizio e fine al mattino e nello stesso posto, una caffetteria di Los Angeles chiamata Hawthorne Grill.
Nel primo racconto troviamo una coppia di amanti rapinatori, Yolanda (Amanda Plummer) e Gringo (Tim Roth), che derubano la caffetteria. La seconda scena invece è ambientata a bordo di una macchina, dove i due scagnozzi Jules Winnfield (Samuel L. Jackson) e Vincent Vega (John Travolta) al servizio del boss malavitoso Marsellus Wallace (Ving Rhames) sono in viaggio verso l’appartamento dei ragazzi che hanno rubato una valigetta di proprietà del loro capo, con l’intenzione di recuperarla e punire i ladri. Quando tornano al locale di Wallace, lo trovano in compagnia del pugile Butch (Bruce Willis), che sta ricevendo istruzioni per andare al tappeto di proposito durante il prossimo incontro.
La terza scena racconta dell’appuntamento tra VincentMia (Uma Thurman), moglie di Marsellus, che ha chiesto al suo uomo di portare fuori la ragazza. Prima dell’incontro, Vincent acquista dell’eroina, poi porta a cena Mia nel locale anni ’50 Jack Rabbit Slim’s, dove i due si lanciano in una gara di ballo. Tornati a casa, la serata prende una piega inaspettata quando Mia trova la droga di Vincent e va in overdose; a quel punto inizia la folle corsa di Vincent per tentare di salvarla. Queste naturalmente sono solo le ambientazioni principali e sono moltissime altre le scene che si susseguono in un crescendo di avvenimenti e colpi di scena…


Cast – fonte: www.comingsoon.it


Trailer


Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it

Il film ottenne ben sette candidature ai Premi Oscar del 1995, portandosi a casa una statuetta:

Miglior sceneggiatura originale a Quentin TarantinoRoger Avary.

Le altre nomination furono:
Nomination Miglior film
Nomination Miglior regia a Quentin Tarantino
Nomination Miglior attore a John Travolta
Nomination Miglior attore non protagonista a Samuel L. Jackson
Nomination Miglior attrice non protagonista a Uma Thurman
Nomination Miglior montaggio a Sally Menke


Curiosità – fonte: www.esquire.com

1 – Pulp Fiction, frasi storiche.
Frasi famose sì, ma non bibliche: nell’incredibile monologo che precede l’esecuzione di Brett, Jules cita il passo biblico di Ezechiele 25:17 con queste parole: “Il cammino dell’uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà, conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre, perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare, e infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore, quando farò calare la mia vendetta sopra di te“. Tuttavia, pur essendoci dei riferimenti a quel passo, molte parole sono state riscritte da Tarantino per dare più forza alla scena.

2 – Gli oggetti di scena del regista.
In vari punti del film Vincent parla della sua auto, una Chevelle Malibu del 1964. L’auto apparteneva a Quentin Tarantino e venne rubata poco dopo le riprese del film, nel 1994. Non è ricomparsa fino a vent’anni dopo, e per puro caso. Ironia della sorte, uno dei successivi proprietari, che acquistò l’automobile da un collezionista senza sospettare assolutamente nulla, spese quasi 40 mila dollari per ripararla, e la macchina tornò al regista quasi intatta vent’anni dopo. Ma la Chevrolet Malibu non è il solo “oggetto” prestato da Tarantino alla scena: anche il famoso portafoglio di Jules con la scritta “Bad Motherfucker” apparteneva a lui.

3 – Il contenuto della valigetta.
Cosa c’era davvero dentro la valigetta nera? Tarantino sostiene che il dibattito sia del tutto irrilevante, dato che la valigetta è un oggetto importante per i personaggi del film ma senza un reale significato per lo spettatore. Secondo lui, infatti, l’oggetto conteneva ciò che lo spettatore si aspettava che ci fosse.

4 – Pallottole fantasma.
In realtà, quando Jules e Vincent sopravvivono ai colpi di pistola all’interno dell’appartamento, i buchi dei proiettili appaiono nel muro un attimo prima che inizino gli spari. Si sa, qualche errore c’è sempre, anche nei film migliori – non dimentichiamo che Pulp Fiction ha vinto l’Oscar nel 1995.

5 – Pulp Fiction, scena dell’omicidio in macchina.
Anche se Vincent Vega spara accidentalmente a Marvin solo nella famosa scena in macchina, la realtà è che secondo la sceneggiatura originale avrebbe dovuto farlo due volte: in quella circostanza, ma anche prima, quando i due si trovano nell’appartamento. È stato cambiato tutto all’ultimo, perché considerato più divertente su consiglio dell’interprete di Marvin.

6 – Vincent Vega e Vic Vega sono fratelli.
Alcuni film di Tarantino condividono un universo comune. Questo è il caso di Vincent Vega in Pulp Fiction e Vic Vega in Le Iene, che in realtà sono fratelli. La ragione è che l’attore che interpreta Vic Vega avrebbe dovuto essere in Pulp Fiction e, quando non è stato possibile a causa di problemi di agenda, entrò nel cast John Travolta e Tarantino riscrisse la parte, rendendo i due fratelli.

7 – Pulp Fiction, Marsellus Wallace e la ferita.
Il cerotto posto sulla nuca di Marsellus Wallace ha un motivo tanto semplice quanto particolare. Il punto è che Ving Rhames, l’attore che ha dato vita al personaggio di Wallace, aveva una cicatrice in quella zona e la cosa a Tarantino è piaciuta così tanto che gli chiese di farla entrare nella storia.

8 – Pulp Fiction, film “economico”.
La pellicola costò relativamente poco: 8 milioni di dollari, 5 dei quali usati per pagare il cast. Per risparmiare sul budget totale, tutti gli attori hanno ricevuto lo stesso compenso, solo (si fa per dire) 20 mila dollari a settimana. Hanno poi ricevuto parte del ricavato del film, che al botteghino ha incassato la bellezza di 214 milioni di dollari.

9 – La scena del ballo e l’indecisione della Thurman.
Uma Thurman non era d’accordo sulla scelta del brano You Never Can Tell per la gara di ballo al Jack Rabbit Slim’s, ma Tarantino la rassicurò, dicendole che la canzone era decisamente perfetta. E non si sbagliava: oggi la scena del ballo tra Uma Thurman e John Travolta è una delle scene cinematografiche più famose di sempre ed è un omaggio alla scena di ballo tra Barbara Steele e Mario Pisu nel film di Federico Fellini (1963). Inoltre, in un primo momento, Uma Thurman rifiutò il ruolo di Mia Wallace, ma Tarantino le recitò parte della sceneggiatura al telefono pur di convincerla.

10 – Un cast in continuo cambiamento.
Per il ruolo di Vincent Vega furono presi in considerazione Daniel Day-Lewis e James Gandolfini, per quello di Mia Wallace moltissime attrici tra cui Michelle Pfeiffer, Daryl Hannah, Meg Ryan, Joan Cusack, Isabella Rossellini, Rosanna Arquette, Alfre Woodard, Halle Berry, Annabella Sciorra e Julia Louis-Dreyfus, mentre per il ruolo di Butch si pensò a Mickey Rourke, Matt Dillon e Sylvester Stallone.



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