Tempi moderni

Tempi moderni

1936 ‧ Commedia/Romantico ‧ 1h 27m

L’ultimo lungometraggio privo di sonoro portato sul grande schermo dal più grande comico di tutti i tempi, Charlie Chaplin. Tempi moderni è una lucida riflessione sul capitalismo e sul progresso, sulla cosiddetta “età meccanica” che rende l’uomo un semplice ingranaggio delle macchine industriali divenute ormai delle catene di montaggio, che rendono ininterrotta la produzione e confinano la dignità umana a mezzo e non a fine. Questa la diffusa analisi fatta dal mondo della critica della settima arte, ma Chaplin ha preso le distanze da tutto ciò, usando il cinema come mezzo di controrivoluzione industriale. Già dalle prime sequenze, con la tecnica del montaggio alternato, si vede un gregge di pecore ed un manipolo di uomini mentre entrano in fabbrica per iniziare il loro turno di lavoro. La particolarità è la presenza di una pecora dal manto nero simbolo di una diversità che il potere industriale sta velocemente fagocitando. Ma la ribellione di Chaplin continua con Charlot che mette in tilt le macchine provocando un conseguente caos all’interno della fabbrica, o anche quando viene fagocitato dagli ingranaggi. Il procacciarsi il cibo, avere un posto in cui tornare, cercare disperatamente un impiego, sono l’estenuante vita condotta dalla classe operaia per la quotidiana sopravvivenza. In pratica, il vissuto di una buona parte della nostra società. E pensare che Tempi moderni è stato girato quasi un secolo fa! Grazie alle musiche firmate da Chaplin e riadattate da Alfred Newman, il film conserva una dolorosa poetica. Ma Tempi moderni è anche ottimismo e amore per la vita, che si rafforzano dinnanzi alle avversità, oltre a vedere uno Charlot non più solo: nelle pellicole precedenti il finale era sempre caratterizzato da Charlot che si incamminava da solo verso l’orizzonte, qui invece, è la prima volta che Chaplin affianca qualcuno, una donna (Paulette Goddard), a Charlot, mostrando che il suo cammino verso l’ignoto futuro non è più solitario.

 

 


Trama – fonte: www.comingsoon.it

Tempi moderni, è un film muto del 1936, diretto da Charlie ChaplinCharlot (Charlie Chaplin) lavora come operaio in una fabbrica industriale e la sua mansione è quella di stringere bulloni. Quando viene scelto per un esperimento, in cui una macchina potrà nutrirlo mentre continua a lavorare (evitando così la perdita di tempo della pausa pranzo), l’uomo, già stressato dal gesto ripetuto meccanicamente all’infinito, impazzisce e ormai fuori di senno, manomette tutti i macchinari della fabbrica, finché viene portato via e ricoverato in una clinica per essere riabilitato. Quando, una volta dimesso, finisce casualmente a capo di uno corteo di manifestanti disoccupati, viene arrestato e in carcere sventa, sempre per un caso fortuito, una rivolta di detenuti, guadagnandosi la libertà. Finalmente prosciolto, riprende a girovagare, cercando lavoro e lottando per la sopravvivenza: stringe amicizia con una giovane orfana, con cui divide solidalmente il proprio rifugio e quel poco cibo che riescono a procurarsi. Quando la monella trova lavoro in un ristorante come ballerina e riesce a far assumere anche Charlot, ai due poverini sembra finalmente possibile un futuro migliore, ma sopraggiunge la polizia con l’intento di riportare la giovinetta all’orfanotrofio. I due sono così costretti a fuggire dalla città per cercare altrove un pò di tranquillità.


Cast – fonte: www.comingsoon.it


Trailer


Riconoscimenti – fonte: it.wikipedia.org

  • Nel 1936 è stato indicato tra i migliori dieci film dell’anno dal National Board of Review of Motion Pictures.
  • Nel 1989 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
  • È stato inserito dall’American Film Institute nell’AFI’s 100 Years… 100 Movies (risultando 81° nel 1998 e 78° nel 2007) e nell’AFI’s 100 Years… 100 Laughs del 2000 (33º posto).

Curiosità – fonte: www.onestoespietato.com

1 – Il primo spunto per il film risale al 1923, quando Charlie Chaplin si reca in visita agli stabilimenti industriali della Ford di Highland Park, Detroit, Michigan. Per l’occasione, durante un’intervista, un cronista di New York gli parla delle catene di montaggio adottate dalle fabbriche locali e di giovani strappati alle fattorie che dopo quattro o cinque anni di massacrante lavoro in fabbrica diventano rottami umani sull’orlo di una crisi di nervi.

2 – Nel settembre 1933, Chaplin inizia a lavorare al soggetto del film. Il titolo provvisorio, per proteggere l’opera da occhi indiscreti, è Production n. 5, in quanto quinto film prodotto da Chaplin per la United Artists.

3 – La prima bozza della sceneggiatura s’intitola Commonwealth, poi The Masses (Le masse). Solo nel luglio 1935 si arriva al titolo definitivo, Tempi moderni.

4 – Nel passaggio da una bozza all’altra, tra le scene eliminate c’è una lunga sequenza slapstick in cui Charlot trova lavoro come operatore di spalatrici meccaniche, con risultati comicamente catastrofici. La sceneggiatura viene rimaneggiata più volte, tanto che la fabbrica produce prima giocattoli, poi munizioni.

5 – Il primo giorno sul set è datato 11 ottobre 1934, l’ultimo 30 agosto 1935. Undici mesi di riprese, per lo più in studio.

6 – Per realizzare il film, furono impiegati 2.378 metri di pellicola, corrispondenti a circa 40 ore di girato.

7 – Dal 18 novembre al 17 dicembre 1935, la colonna sonora di 83 minuti prende forma tra le mura degli studi di registrazione della Fox, affittati per l’occasione dalla United Artists per ospitare un’orchestra sinfonica di 64 elementi.

8 – Come per Luci della città, in un primo momento anche per Tempi Moderni Chaplin accarezza da vicino l’idea di un film parlato. Effettua test per il sonoro e scrive i dialoghi per quasi tutte le scene. Poi alla fine opterà per il muto poichè “il parlato impoverisce il film”.

9 – Non c’è parlato. L’eccezione più significativa è costituita dalla celebre canzone non-sense interpretata da Chaplin verso la fine del film. E’ la prima testimonianza sonora della sua voce, definita “piacevole e profonda” da Graham Greene sulle colonne del giornale The Spectator il 14 febbraio 1936.

10Tempi Moderni è la meravigliosa e magica uscita di scena di Charlot, personaggio nato nel lontano 1914 e irrimediabilmente legato al mimo, quindi destinato a rimanere muto. Chaplin si congedò da lui dicendo: “Non potrebbe parlare, non saprei che voce usare. Come riuscirebbe a mettere insieme una frase? Per questo motivo Charlot ha dovuto darsela a gambe…”.



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