2001: Odissea nello spazio

2001: Odissea nello spazio

1968 ‧ Sci-fi/Avventura ‧ 2h 19m

Durante una missione spaziale viene ritrovato un monolito artificiale conficcato nella superficie lunare; con l’aiuto di un’avanzatissima intelligenza artificiale (HAL9000) si cercherà di scoprire di più. Questa è la sinossi del capolavoro del cinema mondiale, pura fantascienza racchiusa in una cornice cupa e psichedelica, caratterizzata da un ritmo inesorabilmente lento. Dichiaratamente un film per pochi, ricco di contaminazioni socio-filosofiche, 2001: Odissea nello spazio è un eccellente saggio sperimentale fantascientifico, basato su un soggetto di Arthur C. Clarke, che firmò l’omonimo romanzo uscito in contemporanea al film. La struttura della sceneggiatura si compone di schemi narrativi e concettuali molto intricati e totalmente differenti da qualsiasi altra pellicola a tema fatta sino al 1968, e questo lo rende difficilmente imitabile: tematiche di sfondo complesse e ritmo lento al punto da sfinire il pubblico, in alcuni tratti, lo rendono unico. Questo mostra il certosino lavoro intellettuale di una delle menti più geniali non solo della settima arte, il maestro Stanley Kubrick. Il rapporto fra l’intelligenza artificiale e l’uomo, e l’esplorazione dello spazio e le sue conseguenze, sono fondamentalmente le due tematiche principali che Kubrick porta sul grande schermo. Già vent’anni prima dell’uscita del film si parlava di rendere le macchine “pensanti” con l’uscita di articoli su riviste scientifiche. Questo mostra come gli autori, Clarke e Kubrick, ne erano affascinati al punto da rendere protagonista delle loro opere proprio un intelligenza artificiale, HAL9000: una voce gelida ed impersonale a cui è affidato il controllo della nave spaziale. Il messaggio però, non è solo la potenza del progresso, ma scava e porta alla luce le implicazioni sociali, logiche, religiose e morali di tutto ciò. Si pensi all’umanizzazione estremizzata che Kubrick ne fa della macchina HAL9000: sensibile al punto di augurare buon compleanno ad un membro dell’equipaggio ed allo stesso tempo capace di assassinare. Da sfondo, il leitmotiv più diffuso nel cinema senza tempo: la possibilità dell’esistenza di vita extraterrestre! Anche su questo Kubrick non risparmia alcun riferimento scientifico-culturale. Dall’equazione di Drake che prova a formalizzare la probabilità dell’esistenza di civiltà aliena al paradosso di Fermi, è tutto uno studio inglobato nel film, che mostra lo scetticismo e la posizione imparziale del regista rispetto alla presenza aliena. Anche dal punto di vista religioso, Kubrick prende le distanze: non mostra nulla che non derivi dall’evoluzione umana, come dimostra l’incipit dell’alba dell’uomo e della scoperta delle armi come mezzo di oppressione, ad eccezione del monolito, simbolo dell’intera storia che racchiude tutte le implicazioni di fatto: da un lato sembra essere il mezzo extraterrestre che insegna alle scimmie a combattere, dall’altro un inquietante monito per gli astronauti a non avvicinarsi a mondi e conoscenze aliene. Per Stanley Kubrick, lo spazio esplorato è spaventosamente silenzioso, un mare oscuro che inghiotte ed uccide, e non l’affascinante fondale in cui si combattono epiche battaglie come si vede in Star Wars. Kubrick è stato molto attento a non degenerare in qualcosa di inventato e non possibile. Infatti, le due missioni spaziali sono narrate in maniera scientificamente plausibile, in cui i mostri non si vedono, sono intangibili: la morte improvvisa di un membro dell’equipaggio a cui viene improvvisamente staccato il tubo dell’ossigeno ne è un esempio, o l’invecchiamento precoce di un altro astronauta.
In sostanza, 2001 incentra la sua narrazione sul diretto coinvolgimento dello spettatore, sulla drammatizzazione degli stati d’animo, sulle cause che tutto ciò può avere sulla natura istintiva dell’uomo, in ogni tempo ed in ogni luogo, e l’enigmatico ed ancora oggi discusso finale, mostra tutta la grandezza di un uomo come Stanley Kubrick: lo Star Child, simbolo di una probabile rinascita, nasconde ulteriori suggestioni ed implicazioni, che a cinquant’anni dall’uscita del film fa ancora tanto discutere.

 


Trama – fonte: www.comingsoon.it

2001: Odissea nello spazio, il film diretto da Stanley Kubrick, è considerato un vero e proprio capolavoro mondiale e rappresenta un punto di svolta non solo per il genere fantascientifico, ma per l’intera storia del cinema. Quando un gruppo di scimmie trova un misterioso monolite nero, qualcosa in loro muta radicalmente: imparano a maneggiare gli oggetti e a utilizzarli come armi o utensili, segnando dunque il principio della civiltà umana. Milioni di anni dopo, il presidente del Comitato Nazionale Americano per l’Astronautica, tale dottor Heywood Flyod (William Sylvester), viene inviato in una missione spaziale top secret sulla Luna. Sul satellite terrestre è stato recentemente rinvenuto un oggetto non identificato in prossimità del cratere Tyco, molto simile al monolite con cui sono venuti a contatto gli ominidi.
Quando viene colpito dai primi raggi dell’alba, l’artefatto inizia a emettere un segnale radio verso Giove. Proprio su questo pianeta, diciotto mesi dopo – nel 2001 -, viene inviata l’astronave Discovery One con a bordo cinque uomini, tra cui il comandante David Bowman (Keir Dullea) e il suo vice Frank Poole (Gary Lockwood). Il viaggio verso il pianeta gassoso è supervisionato dal supercomputer HAL 9000, un’intelligenza artificiale in grado di interagire con gli umani. Teoricamente impossibilitato a commettere errori ed a omettere dati, la macchina finirà per prendere il controllo dell’astronave…


Cast – fonte: www.comingsoon.it


Trailer


Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it

Il film ottenne quattro candidature ai Premi Oscar del 1969, portandosi a casa una sola statuetta:

Migliori effetti speciali visivi a Stanley Kubrick

Le altre nomination furono:
Nomination Miglior regia a Stanley Kubrick
Nomination Miglior sceneggiatura originale
a Stanley Kubrick, Arthur C. Clarke
Nomination Miglior scenografia
 a Tony MastersHarry LangeErnest Archer


Curiosità – fonte: blog.lindau.it

1 – Una lotta contro il tempo.
Durante le registrazioni del film, Kubrick si trovava talmente immerso nel suo progetto che in certi momenti fu ossessionato dall’idea che la realtà potesse anticipare il film e renderlo superato: ad esempio, se degli extraterrestri si fossero presentati realmente, come sarebbe sembrato il suo film? E se l’uomo fosse davvero riuscito a conquistare lo spazio? Da quel momento sarà una lotta contro il tempo per finire il film prima del vero sbarco sul nostro satellite.
Il film si salvò, se così si può dire, a causa di un terribile incidente accaduto nel 1967 su Apollo 1, che rallentò la messa a punto della missione lunare definitiva.

2 – La competizione russo-americana.
La conquista dello spazio, al tempo della competizione russo-americana negli anni ’60, ha generato un’iconografia sullo spazio e sull’assenza di gravità attraverso le immagini trasmesse in televisione. Gli spettatori del 1968 avevano avuto modo di vedere, con quelle immagini vaghe e in bianco e nero, i cosmonauti fluttuanti che adesso Kubrick con 2001 proponeva loro in 70mm e a colori.
Ma la competizione russo-americana non si limitò ad esistere solo negli anni di preparazione del film: nel 1971 uscì Solaris di Tarkovskij. È innegabile che Solaris nascesse non soltanto dal genio del suo autore (che si è sempre detto insoddisfatto del suo film), ma anche dal desiderio dei dirigenti del cinema sovietico di produrre un film che potesse competere con 2001 non solo sul piano dello sforzo finanziario, ma anche su quello del prestigio internazionale e artistico.

3 – La sceneggiatura sotto forma di romanzo.
Kubrick respingeva l’idea di scrivere 2001 sotto la forma convenzionale di una sceneggiatura cinematografica, «la forma meno propizia alla comunicazione che sia mai stata inventata», affermava. È per questo che ben presto gli venne l’idea di scrivere un romanzo con Arthur C. Clarke, che gli sarebbe servita come base per produrre il film.
Sul finire del 1964, è pronta una prima bozza della sceneggiatura (che terminava con l’eroe sulla soglia della «Porta delle Stelle»). Kubrick usò il manoscritto per vendere l’idea alla MGM e alla Cinerama. Dopo la prima lettura disse: «Abbiamo ampliato il campo della fantascienza».
Tuttavia durante la stesura Kubrick si riservava la possibilità di cambiare tutto in qualsiasi momento, e il film effettivamente non si basò mai su una sceneggiatura immodificabile. Tutto fu lasciato aperto fino all’ultimo istante.
Dopo la prima versione della sceneggiatura, Kubrick continuò per molto tempo a non approvarla per i più svariati motivi: per i finali proposti da Clarke che non lo convincevano, per i dialoghi presenti nel libro che lo rendevano troppo «verboso» e, molto probabilmente, ne ritardò la pubblicazione per proteggere il film e battere sul tempo l’opera letteraria.
Il libro omonimo uscì infatti nel luglio del 1968 a firma del solo Arthur C. Clarke che dedicò il libro «A Stanley». L’accordo dei due rimase sempre del 60/40. Clarke scrisse anche 4 libri che fecero da seguito a 2001, ma nessuno eguagliò il successo straordinario del primo volume.

4 – Il titolo.
Alla fine dell’aprile 1965, Kubrick avviò la produzione del film. Il primo passo fu abbandonare il titolo di lavorazione annunciato alla stampa nel febbraio dello stesso anno: Journey Beyond the Stars. Fin dall’inizio Kubrick era stato ispirato dal capolavoro di Omero, l’Odissea e, proprio come Ulisse, gli astronauti si sarebbero imbarcati per un viaggio, così come il pubblico che si preparava a vedere il suo capolavoro.
Kubrick annunciò ufficialmente alla stampa mondiale che il suo film si sarebbe chiamato 2001: Odissea nello spazio. Chiese espressamente che lo si pronunciasse «two thousand and one» e non, come consentito nell’uso inglese, «twenty zero one», che a lui suonava meno bene.

5 – La fantascienza di 2001.
Kubrick affermava di essere un gran lettore di fantascienza, un genere che non disprezzava affatto. Ma manifestava al tempo stesso l’intenzione di fare un film scientificamente esatto in rapporto ai dati della sua epoca, e si disse sorpreso dell’abisso che separava la conoscenza scientifica e il grande pubblico.
La pubblicità e la «comunicazione» di 2001, al momento dell’uscita, misero l’accento sulla cura per la precisione scientifica e futurologica. Si trattava infatti di raggiungere un pubblico più ampio di quello dei cultori di fantascienza, cercando di lottare contro la reputazione di puerilità attribuita al genere.
Kubrick disse nel 1966 a Jeremy Bernstein: «I film di fantascienza sono sempre stati sinonimo di mostri e di sessualità, noi abbiamo cercato un altro approccio».
In quanto genere popolare, la fantascienza pre-2001 è associata effettivamente alla sessualità: ragazze ingenue in abbigliamento succinto (Anne Francis in Il pianeta proibito o Yvette Mimieux in L’uomo che visse nel futuro) o bionde lascive, donne molto sexy al cospetto di mostri che le rapiscono, o al comando di robot.
Non è quindi un caso se in 2001 la presenza delle donne è ridotta all’essenziale, a qualche figura marginale.

6 – La critica.
Fellini espresse per telegramma emozione ed entusiasmo, John Lennon dichiarò di rivedere il film ogni settimana.
La celebre Pauline Kael descrisse l’opera di Kubrick come un capriccio personale e irresponsabile da bambino viziato, che si diverte senza importanza con il grande giocattolo della tecnica: «Il più grande film da dilettante di tutti i tempi, al punto da includere la scena obbligatoria dei film per famiglie: quando la bambina riccioluta del regista dice al papà il regalo che desidera». Critica che, secondo LoBrutto, fece arrabbiare non poco il regista.
Penelope Gilliatt, sul «New Yorker», parlò diversamente di un film magnifico e attribuì allo humour di Kubrick certe scelte sorprendenti: ad esempio Sul bel Danubio blu di Johann Strauss Jr a suo avviso contribuisce a evocare una civilizzazione del 2001 con «il cervello di un fisico nucleare e la sensibilità di una hostess che sorride mentre spiega il funzionamento della maschera dell’ossigeno».
Tra critiche sferzanti e elogi entusiasti, nel 1968 2001: Odissea nello spazio venne nominato a 4 Oscar, vincendo però solo quello per gli effetti speciali. L’Oscar per il miglior trucco fu vinto da Il pianeta delle scimmie. Sembra che 2001 non vinse perché i giudici non si erano resi conto che le scimmie erano attori.

7 – LSD.
All’uscita di 2001, una delle sequenze più considerate e divenute leggendarie fu il viaggio «oltre l’infinito», che tutto il mondo battezzò subito la sequenza «trip».
Perfettamente in sintonia con lo spirito dei tempi, un giornalista di «Playboy» chiese a Kubrick se avesse mai preso l’LSD. Il regista rispose che la droga non è fatta per l’artista, perché crea uno stato di soddisfazione a priori, uccide lo spirito critico e fa sembrare tutto bello e interessante. Tuttavia divenne di moda andare a vedere 2001 da… stonati.
Lo scrittore Michael Herr ricorda di aver visto il film in un cinema «con un odore pungente di fumo di spinelli». Viene da sé che la MGM cominciò a incoraggiare in modo discreto i fruitori di allucinogeni: il commento di Louise Sweeney su «Christian Science Monitor» secondo cui «2001 è il trip definitivo» («ultimate trip») fu ripreso con grande evidenza su molte pubblicità. La stessa comunicazione che, all’uscita del film, si basava su temi tecnologici e scientifici, cominciò a mettere in evidenza che era un film «per viaggiare, non per capire», una «psychedelic experience» («Time»).

8 – Le inquadrature a mano.
Durante le riprese del film, Kubrick manovrò in prima persona la pesante telecamera Mitchell 65mm e lo fece in due occasioni.
La prima, quando gli astronauti scendono nello scavo dove trovano il monolito e la macchina da presa li segue letteralmente, come fosse uno di loro.
La seconda, durante il percorso di Bowman verso i circuiti della memoria di HAL.

9 – La musica.
Durante la scrittura del soggetto con Clarke, Kubrick aveva ascoltato spesso i Carmina Burana di Carl Orff. Contattò il vecchio compositore tedesco per avere una musica originale, ma quest’ultimo declinò a causa della sua età avanzata. Secondo Robert Townson, l’intenzione iniziale di Kubrick era quella di utilizzare dei brani di musica classica, ma la MGM preferì una colonna sonora originale, suggerendo al regista di lavorare con Alex North.
Nel dicembre del 1967 North e Kubrick s’incontrarono a Londra, ma Kubrick confessò al compositore l’intenzione di conservare una parte della musica «provvisoria» utilizzata: il Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn (previsto laddove ora figura Sul bel Danubio blu), la Sinfonia Antarctica di Ralph Vaughan Williams per la sequenza «trip» ecc. È una pratica tuttora utilizzata nel cinema quella di montare provvisoriamente una musica esistente, spesso classica, per trovare il ritmo, intanto che non si dispone della partitura originale.
Quando North compose una parte dei numeri previsti, Kubrick lo informò di non aver più bisogno di altre partiture: avrebbe utilizzato per la restante parte del film dei suoni di respirazione. Tuttavia fu solo alla prima proiezione pubblica a New York che North ebbe modo di constatare la totale assenza delle sue partiture nel film, con lo shock che è facile immaginare.
Bonus track: il brano «Echoes» dall’album Meddle dei Pink Floyd è perfettamente sincronizzato alla sequenza «Giove e oltre l’infinito». La canzone ha esattamente la stessa durata della sequenza e le parole e la musica seguono volutamente l’azione di questa parte del film.

10 – L’Odissea del montaggio.
Kubrick apportò numerosi cambiamenti nel montaggio durante la realizzazione del film e continuò ad apportarli fino a poco prima e appena dopo la prima proiezione.
Il 1° aprile del 1968, infatti, la MGM organizzò l’anteprima del film a New York trasformandola in un evento mondano, a cui Kubrick assistette per osservare la reazione dei critici e capire dove il film aveva dei rallentamenti. Il regista aveva attraversato l’Atlantico in nave, a bordo della quale si era fatto installare una sala di montaggio. Ritoccò il film perfino durante l’attracco. Assistere alla prima gli servì per capire dove poter migliorare il montaggio: il 3 aprile Kubrick tagliò 17 minuti alla versione originale di 156, per un totale circa di 30 tagli singoli.
Le eliminazioni furono tutte nella stessa direzione: quella di arrivare a un film che avesse meno riferimenti possibili con la Terra e con la quotidianità familiare. Ciononostante, la rinuncia alla voce narrante e l’eliminazione di certe scene hanno creato anche malintesi, o interpretazioni a senso unico, finendo per alimentare il mistero del film.

«Sono stato io a fare tutti i tagli di 2001, senza che nessuno me lo abbia chiesto. Avevo avuto la possibilità di vedere il film completo di musica e sonoro solo una settimana prima dell’uscita, ed è necessario vederlo alcune volte per decidere la lunghezza di alcune cose, specialmente le scene la cui funzione non è quella di far avanzare l’azione. La maggior parte delle scene tagliate erano “impressioni di cose”».

2001: Odissea nello spazio uscì a Washington, a New York e Los Angeles la prima settimana di aprile del 1968. La versione definitiva, comprensiva dei tagli effettuati dal regista dopo la visione alla critica, risale al 4 aprile 1968. In Italia arrivò nelle sale il 12 dicembre del 1968 (è dell’11 dicembre l’anteprima alla stampa).



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