La vita è bella

La vita è bella

1997 ‧ Guerra/Romantico ‧ 2h 2m

Alle soglie del nuovo millennio, nella splendida cornice della notte degli Oscar del 1999, un’emozionatissima Sophia (Loren) annuncia al mondo intero che il vincitore della categoria Miglior Film Straniero è l’talianissimo capolavoro di Roberto Benigni, “La vita è bella“. Emozioni uniche arricchite da altre due prestigiose statuette, Miglior Attore Protagonista allo stesso Roberto e Miglior Colonna Sonora al maestro Nicola Piovani. L’immenso orgoglio provato quella notte, è legato al fatto che è un successo tutto made in Italy, ma anche al film in sè: siamo abituati a vedere sul grande schermo capolavori strazianti che ci raccontano i tragici eventi di una delle pagine più cupe ed angoscianti dell’umanità, la Shoah, ma con “La vita è bella” tutto cambia. All’estero il popolo italiano è visto come un popolo allegro, animato dall’amore per la vita, dal sorriso sempre stampato sulle labbra e Benigni, col suo capolavoro, conferma questo stereotipo, regalando al grande pubblico un film sull’Olocausto che già dal titolo è un inno alla vita, una vita meravigliosa, che fa “sorridere senza un perchè“, come canta Noa nel brano “Beautiful That Way” che ha valso l’Oscar a Nicola Piovani. In molti, addetti ai lavori e non, hanno criticato il modo come Benigni abbia narrato l’evento in questo particolare contesto, ma personalmente credo che Roberto abbia trovato il modo più congeniale di raccontare gli orrori del grande sterminio ad un pubblico di grandi e di piccini. Roberto Benigni ci presenta una famiglia e dei personaggi che sono l’emblema del coraggio: Dora è stata coraggiosa nell’aver scelto di sposare un ebreo, così come coraggiosa è la scelta di Guido che, invece di farsi sopraffare dalla tragicità dell’evento, sceglie di mostrare al figlio un lato addolcito della realtà, agendo per il suo bene. E’ l’amore il sentimento che trionfa in questo film e non l’odio come nelle altre pellicole, una sorta di riscatto del popolo ebraico dalla tragedia disumana subita. Benigni fa il suo lavoro con una regia poetica e spensierata, resa tale anche dalla già citata, bellissima, colonna sonora, corredata da una solita magistrale prova di recitazione, caratterizzata dalla sua comicità fatta di giochi, equivoci e malintesi: una leggerezza ed un brio che si sublimano in un tocco di delicata umanità, difficilmente presente in attori e registi che cercano di trattare un simile tema in chiave comica. Bravissima anche l’immancabile Nicoletta Braschi che nel personaggio di Dora concretizza la figura materna malinconica e sofferente, facendosi carico del dolore di tutte le donne che hanno patito le sofferenze dei lager, con primi piani di grande emotività. “La vita è bella” è quasi una favola, non priva della sua morale: gli eroi ci sono, ne sono usciti provati, ma vincitori comunque, perché per quanto fragile possa essere l’esistenza, non bisogna mai perdere la speranza e la voglia di vivere quel tempo di cui ci è stato fatto dono.

 


Trama – fonte: www.comingsoon.it

La Vita è Bella è un film del 1997 diretto e interpretato da Roberto Benigni, ambientato negli anni della Seconda Guerra Mondiale e quelli che la precedono. Guido Orefice (Benigni), un uomo toscano di origini ebraiche, si trasferisce ad Arezzo insieme al suo amico Ferruccio. Durante il tragitto conosce la sua “principessa”, maestra elementare dal volto incantevole: Dora (Nicoletta Braschi). Una volta arrivato ad Arezzo, Guido è ospite dello zio che gli trova lavoro come cameriere nell’Hotel in cui anch’egli lavora. Ogni giorno, in circostanze fortuite incontra Dora e se ne innamora perdutamente, anche se lei è già promessa sposa ad un altro. Un giorno, Il dottor Lessing, un medico tedesco appassionato di indovinelli come Guido, è ospite al ristorante dell’hotel e i due accomunati dalla stessa passione diventano amici. Una sera Guido segue Dora a teatro e con una mossa strategica la porta via con sé e le confessa il suo grande amore. Qualche giorno dopo, durante la sua festa di fidanzamento i due fuggono al galoppo su di un grande Cavallo Bianco. Sarà questo il preludio al loro matrimonio, da cui nascerà il piccolo Giosuè (Giorgio Cantarini). E’ il 1944, anno caratterizzato dall’occupazione nazista, ma nella loro famiglia si respira comunque un’aria di felicità: Guido riesce finalmente ad aprire una sua libreria. Tutto inizia a cambiare quando, proprio il giorno del compleanno del bambino, Giosuè e Guido vengono catturati con lo zio Eliseo dai nazisti e deportati in un lager. Quando Dora scopre l’accaduto, pur non avendo origini ebraiche, si fa anch’essa deportare nello stesso luogo, al fine di riunirsi a loro. La vita nel lager è durissima, ma Guido per tutelare il figlio, sin da subito trasforma la situazione tragica in un divertente gioco: se rispetti le regole vinci un vero carro armato. Guido, fingendo di capire il tedesco, fa da interprete ai prigionieri e traduce a suo modo le regole del campo come se fossero le regole di un fantastico gioco a premi. Durante una visita medica Guido incontra di nuovo il suo vecchio conoscente Lessing, il quale lo salva dalla camera a gas e gli affida il ruolo di cameriere ad una cena di ufficiali tedeschi.


Cast – fonte: www.comingsoon.it


Trailer


Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it

Il film ottenne ben sette candidature ai Premi Oscar del 1999, portandosi a casa tre statuette:
Miglior attore a Roberto Benigni
Miglior colonna sonora per film drammatico a Nicola Piovani
Miglior film straniero

Le altre nomination furono:
Nomination Miglior film
Nomination Miglior regia a Roberto Benigni
Nomination Miglior sceneggiatura originale a Vincenzo Cerami, Roberto Benigni
Nomination Miglior montaggio a Simona Paggi


Curiosità – fonte: www.thewalkoffame.it

1. La storia del film nasce dalle testimonianze di Rubino Romeo Salmonì, sopravvissuto ai campi di concentramento e autore del libro ‘Ho sconfitto Hitler’.

2. Affianco a Roberto Benigni e alla moglie Nicoletta Braschi, recita il piccolo Giorgio Cantarini, nei panni del figlio Giosuè. Cantarini, che oggi ha 28 anni, ha recitato anche nel kolossal ‘Il Gladiatore‘ e oggi vive a New York, dove lavora come attore principalmente per cortometraggi.

3. Il carro armato che compare alla fine del film è un carro sovietico (oggi conservato al museo di Piana delle Orme), e non americano.

4. Il noto regista Mel Brooks non apprezzò il film: “Mi sarebbe piaciuto fare un film sull’olocausto. Poi ho visto questo ‘Life is Beautiful’ (La vita è bella). Un film ridicolo, non trovi? E pensare che ha vinto anche degli Oscar, o roba simile. Trovo assurdo come si possa scherzare su un tema così grande, monumentale come l’olocausto” ha dichiarato il regista durante un’intervista.

5. C’è un omaggio piuttosto evidente al film ‘Le ali della libertà‘: quando Guido prende il possesso del microfono della filodiffusione, all’interno del lager, riesce a parlare con sua moglie e a farle sentire un brano, durante il quale tutti i prigionieri alzano la testa al cielo. Succede esattamente la stessa cosa nel film di Frank Darabont, quando Andy Dufrense diffonde la musica di Mozart per tutto il carcere.



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