Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York

Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York

1968 ‧ Horror/Horror psicologico ‧ 2h 16m

Al debutto nel mondo del cinema hollywoodiano, Romand Polanski firma la regia del capolavoro psico-horror Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York, che ha fatto scuola per molti cineasti del genere horror. Tratto dall’omino romanzo di Ira Levin, racconta il trasferimento a New York, dei due giovani coniugi Woodhouse, l’attore Guy (John Cassavetes) e la bucolica Rosemary (Mia Farrow). La speranza di successo e di una vita agiata presto si trasforma in un incubo. Polanski decide di raccontare al grande pubblico il punto di vista di Rosemary, donando così al film una particolare ambiguità: non è facile distinguere quanto la realtà sia trasformata dallo stato d’ansia della cattolica Rosemary che intuisce la presenza del maligno. Rosemary diventa paranoica ed inizia a credere ad un complotto che coinvolge il marito, i due inquietanti vecchietti Minni (Ruth Gordon) e Roman Castevet (Sidney Blackmer), ed il ginecologo, il Dottor Sapirstein (Ralph Bellamy). La scrupolosità di Polanski nella cura di ogni piccolissimo dettaglio è destinata a creare un effetto valanga che trasforma l’atmosfera della storia da gioiosa ad inquieta, con le particolari ed innovative inquadrature dall’alto del maestoso Dakota, e le geniali trovate a sorpresa come il suicidio di Therry, la cecità del rivale di Guy, Donald Baumgart, e la morte dell’amico Hutch. A corredo di ciò, la ninna nanna di Krzysztof Komeda, l’uso di una illuminazione soffusa, la scelta di inquadrature di dettagli in primo piano (il ciondolo, le lettere dello scarabeo, i libri, i simboli satanici, il completo premaman in bianco e azzurro) ed i lunghi piano-sequenza dentro l’appartamento, non fanno che trasmettere una sensazione di pericolo imminente. Ansia e paura sono sempre in crescendo nel personaggio di Rosemary e quindi nello spettatore, che diviene sempre più nevrotica. Polanski sottolinea questa nevrosi con movimenti di macchina repentini e poco stabili, specie negli interni, e cura il dettaglio della presenza scenica della Farrow: solare nei primi momenti, tesa e dimagrita nel finale, col famoso taglio di capelli “bob cut di Vidal Sassoon“, divenuto simbolo della defemminilizzazione subcosciente. Il personaggio di Rosemary è costruito sulla netta componente freudiana di avere paura che una cosa accada e nel contempo desiderare di esserne posseduti. Ci troviamo dinnanzi ad una struttura narrativa che non lascia nulla al caso, che contrappone psicologie imponenti, come un Guy disposto a vendere l’anima al diavolo pur di entrare nel mondo di Hollywood, ed una Rosemary fragile ed ingenua che incarna gli ideali progressisti tipici degli anni ’60. Anche le ambientazioni sono curate al fine di creare un effetto claustrofobico e repressivo, in cui la normalità è avvolta costantemente da un alone di mistero. Magistrale la scena in cui Rosemary si sente spiata ed ascoltata da tutte le persone che passano davanti la cabina telefonica in cui è chiusa, mentre tenta di contattare il Dottor Hill. La costruzione della suspence, la dissociazione progressiva fra la realtà fisica e quella psichica, sono degni del grande maestro Alfred Hitchcock, laddove è la follia l’unica via di fuga. Il finale è da manuale da qualsiasi punto di vista lo si osservi: Rosemary passa dal terrore dell’ignoto all’orrore del visibile per poi abbandonarsi all’istinto materno e ad un abbraccio in forma di ninna-nanna che è in parte rassegnazione ed in parte accettazione, o magari l’ennesimo incubo di una donna imbottita di ansiolitici e antipsicotici ed in piena depressione post parto.

 


Trama – fonte: www.comingsoon.it

Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York è un film del 1968 diretto da Roman Polanski, tratto dall’omonimo romanzo di Ira LevinGuy (John Cassavetes) e Rosemary Woodhouse (Mia Farrow) sono una giovane coppia in cerca di una nuova casa a New York. Guy, un attore che spera di intraprendere una brillante carriera, convince sua moglie a trasferirsi in un elegante appartamento della metropoli. Dal momento che non conoscono quasi nessuno in città, i Woodhouse accettano di buon grado l’invito a cena di Roman (Sidney Blackmer) e Minnie Castevet (Ruth Gordon), loro vicini di casa. La coppia sembra esercitare un certo fascino su Guy, che cerca costantemente il loro consiglio. Per accontentare il marito e non mostrarsi sgradevole con i vicini, Rosemary accetta la situazione e ringrazia Minnie per averle donato un amuleto, contenente la maleodorante ‘radice di Tannis’. Mentre si consolida il rapporto con i Castevet, la carriera di Guy sembra finalmente decollare e l’uomo chiede a Rosemary di concepire un figlio nel corso di una notte di fine settembre. Mentre cenano a lume di candela, i Woodhouse ricevono la visita di Minnie che ha fatto per loro un dolce. Rosemary, disgustata dal sapore del dessert, inizia ad accusare i sintomi di un malore e Guy la porta nella camera matrimoniale. L’indomani, dopo aver sognato di essere vittima di un macabro rito, Guy confessa a sua moglie di averla posseduta mentre era priva di sensi. Pochi giorni dopo, Rosemary scopre di essere incinta del suo primo figlio e si affida alle cure del dottor Sapirstein (Ralph Bellamy), su consiglio dell’insistente Minnie. La gravidanza sembra procedere in modo del tutto atipico: la donna dimagrisce molto e ha continui dolori all’addome. Quando l’amico e scrittore Edward Hutchins (Maurice Evans) le fa una visita inaspettata e rimane sconvolto dal suo cambiamento fisico, Rosemary intuisce che qualcosa di oscuro e terribile sta per accadere ma potrebbe essere troppo tardi per cambiare il suo destino…


Cast – fonte: www.comingsoon.it


Trailer


Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it

Il film ottenne due candidature ai Premi Oscar del 1969, portandosi a casa una statuetta:
Miglior attrice non protagonista a Ruth Gordon

L’altra nomination fu:
Nomination Miglior sceneggiatura non originale a Roman Polanski


Curiosità – fonte: scarletboulevard.com

1. Il film segna il debutto americano del regista polacco Roman Polanski.

2. Mia Farrow non fu la prima scelta di Polanski, che avrebbe preferito Tuesday Weld o sua moglie Sharon Tate nel ruolo di Rosemary Woodhouse.

3. Prima della Farrow, il ruolo fu proposto a Jane Fonda che declinò perché impegnata in Europa con il film Barbarella.

4. Così, la Paramount scritturò Mia Farrow perché famosa come star della serie Peyton Place e come nuova moglie di Frank Sinatra.

5. Contrariamente a ciò che si crede, l’hairstylist Vidal Sassoon non ha ideato il look di Mia Farrow. L’iconico pixie cut è stato creato due anni prima, sul set di Peyton Place.

6. Il caschetto della Farrow è, in realtà, una parrucca.

7. L’attrice fu costretta da Polanski a mangiare fegato crudo in diversi ciak malgrado fosse vegetariana.

8. Il regista la obbligò, inoltre, a camminare nel traffico newyorkese seguendola con la cinepresa e rassicurandola: «Tranquilla, nessuno colpirà una donna incinta».

9. Robert Redford, Warren Beatty e Jack Nicholson furono presi in considerazione per la parte di Guy Woodhouse (il marito di Mia Farrow con velleità attoriali) che andò al capriccioso John Cassavetes.

10. Polanski dichiarò che “lavorare con Cassavetes è stato un supplizio. Non voleva nemmeno che le sarte lo vestissero: preferiva restare con le sneakers ai piedi. Gli toglievi le sneakers e cominciavano i problemi di recitazione”.

11. La normopeso Ruth Gordon vinse l’Oscar alla miglior attrice non protagonista (la prima in un film horror) interpretando Minnie Castevet, la vicina che nessuno vorrebbe, immaginata da Ira Levin nel romanzo come una donna obesa.

12. Gli interni di Rosemary’s Baby furono girati ai Paramount Studios di Los Angeles, ma all’esterno il palazzo Bramford (cui nome è un tributo dell’autore a Bram Stoker) non è altro che il Dakota, storico palazzo dell’Upper West Side di Manhattan, edificato nel 1884.

13. Un anno dopo l’uscita del film, Sharon Tate moglie del regista e all’ottavo mese di gravidanza, viene massacrata dai seguaci di Charles Manson, i quali imbrattarono lo specchio del bagno con la scritta “Helter Skelter” dalla famosa canzone dei Beatles cui leader, John Lennon, verrà assassinato nel 1980 di fronte al Dakota building, scenario satanico del capolavoro maledetto di Polanski.

14. Molte scene sono girate in piano sequenza senza interruzioni come, per esempio, quella di apertura in cui Rosemary e Guy visitano il loro appartamento, quella alla lavanderia, la festa di Capodanno e la famosa scena della cabina telefonica.

15. Frank Sinatra fece recapitare all’allora moglie Mia Farrow tutti i documenti per il divorzio sul set del film. Il cantante-attore aveva in programma di iniziare a novembre le riprese di Inchiesta pericolosa (The Detective), ma il lavoro di Polanski non sarebbe finito prima del febbraio successivo. Visto che Mia non poteva abbandonare il film prima della sua conclusione, Sinatra decise di divorziare a distanza e di sostituirla con Jacqueline Bisset.

16. La pianta di Tannis, cui radici sono contenute nel ciondolo di Rosemary, in realtà non esiste.

17. L’angosciante ninna-nanna che si ode nei titoli di testa e di coda è intonata dalla Farrow, per tranquillizzare l’anticristo che porta in grembo. Le musiche sono composte da Krzysztof Komeda; quattro mesi di coma per essere scivolato da una scarpata: la stessa sorte riservata dal covo di streghe a un amico di Rosemary nel libro di Levin. Paura!

18. Tutti i giorni, sul set, Mia Farrow compilò un tabellone scrivendo a penna nomi e cognomi di chi era stato buono o cattivo con lei: Polanski è finito nella lista dei cattivi.

19. Rosemary’s Baby era uno tra i film preferiti da Stanley Kubrick.

20. Ora Roman Polanski è dalla parte intellettuale opposta a Mia Farrow: secondo il cineasta franco-polacco, il movimento #MeToo sarebbe una “isteria collettiva”. Una dichiarazione avvenuta pochi giorni prima che l’Academy lo cancellasse dai suoi iscritti per il fascicolo sulla modella tredicenne drogata e violentata nel ’77. Mia, invece, è la madre di Ronan Farrow, 30 anni, firma del New Yorker, premio Pulitzer per aver pubblicato le denunce contro il produttore Harvey Weinstein, contribuendo ad alimentare il movimento delle donne in tutto il mondo.



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