Codice d’onore
In Codice d’onore, Rob Reiner orchestra con perizia una messa in scena tanto rigorosa quanto tesa, in un’aula di tribunale che diventa il palcoscenico di una guerra silenziosa tra l’autorità istituzionale e la coscienza morale. Il film, tratto da un’opera teatrale di Aaron Sorkin (che firma anche la sceneggiatura), si regge su un impianto narrativo classico ma solidamente costruito, che trova nel dialogo e nella recitazione il suo vero motore drammatico. La regia di Reiner è asciutta, funzionale, quasi invisibile: evita orpelli visivi per lasciar parlare la parola scritta. Il ritmo è calibrato con intelligenza, alternando scene procedurali serrate ad altre più riflessive, in cui la psicologia dei personaggi può emergere senza forzature. La macchina da presa accompagna gli attori con movimenti misurati, spesso statici o lenti, come a voler sottolineare il peso delle dichiarazioni, l’importanza delle verità che lentamente affiorano. La fotografia, firmata da Robert Richardson, è sobria ma incisiva: predilige toni freddi e un’illuminazione tagliente che esalta il contrasto tra i volti e gli ambienti, contribuendo a un’atmosfera austera, quasi claustrofobica, perfetta per un legal drama. L’aula del tribunale diventa uno spazio teatrale in cui lo scontro verbale si fa corpo, tensione palpabile. Sul versante sonoro, la colonna sonora di Marc Shaiman interviene con discrezione, sottolineando i passaggi emotivi senza mai sovraccaricare il pathos. È il silenzio, piuttosto, a dominare molte sequenze chiave, amplificando l’intensità dei dialoghi e degli sguardi. Il montaggio, curato da Robert Leighton, è preciso e funzionale: le transizioni sono fluide, i tempi delle battute ben gestiti, soprattutto durante i serrati confronti dialettici, in cui il ritmo interno della scena è determinante per mantenere viva l’attenzione e accrescere la suspense. Il punto nevralgico del film, tuttavia, resta la prova attoriale. Tom Cruise interpreta il tenente Kaffee con una combinazione di arroganza e vulnerabilità che cresce scena dopo scena, mentre Demi Moore dona al personaggio di JoAnne Galloway una fermezza morale che funge da contrappunto. Ma è Jack Nicholson, nel ruolo del colonnello Jessup, a imprimere la performance più memorabile: la sua presenza scenica è magnetica, la sua recitazione calibrata e minacciosa, culminante in un climax che è entrato nella storia del cinema (“You can’t handle the truth!”). Dal punto di vista tecnico, Codice d’onore è un film che non cerca innovazioni visive o virtuosismi di regia, ma si affida alla solidità della scrittura, alla direzione attoriale e ad una messa in scena essenziale ma efficace. È un’opera che dimostra come, con materiali di qualità e una conduzione intelligente, anche un’aula di tribunale possa diventare teatro di un grande cinema.
Trama – fonte: www.comingsoon.it
Codice d’onore, è un film del 1992 diretto da Rob Reiner. Il caporale dei Marine degli Stati Uniti, Lance Harold Dawson, e il soldato scelto Louden Downey si trovano a dover affrontare la Corte Marziale, rei di aver ucciso il collega William Santiago a seguito di un pestaggio nella base navale di Guantanamo. Santiago, veniva spesso vessato e disprezzato dai suoi compagni Marines a causa delle sue scarse doti da combattente. Proprio per questo, aveva chiesto più volte di essere trasferito altrove, ma la richiesta era stata più volte respinta dal colonnello Nathan Jessup (Jack Nicholson), il comandante della base. Mentre l’accusa guidata da Jack Ross (Kevin Bacon), ritiene che il pestaggio sia avvenuto a causa dell’esplosione di un colpo nel territorio cubano, l’investigatrice navale JoAnne Galloway (Demi Moore) sospetta invece che i due Marines abbiano eseguito un ordine, il cosiddetto “Codice Rosso”: una violenta punizione non ufficiale. Galloway vuole difenderli, ma il caso è affidato al tenente Daniel Kaffee (Tom Cruise), un avvocato inesperto e poco entusiasta con una propensione a patteggiare. Quando Kaffee negozia un patteggiamento con il pubblico ministero, i due commilitoni lo rifiutano, insistendo sul fatto che il loro comandante aveva dato loro l’ordine di effettuare un “codice rosso” e che non avrebbero mai voluto che Santiago morisse. L’avvocato della difesa, insieme all’attraente tenente Galloway, decide di portare i due in tribunale e mettere la sua carriera a rischio per difendere i Marines. I due avvocati, durante l’indagine e il processo, dovranno allora lottare contro il rigido codice morale, la freddezza e le reticenze delle alte sfere dell’esercito americano…
Cast – fonte: www.comingsoon.it

























Trailer
Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it
Il film ottenne ben quattro nomination ai Premi Oscar del 1993 e vinse:
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Nomination Miglior film
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Nomination Miglior attore non protagonista a Jack Nicholson
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Nomination Miglior montaggio a Robert Leighton
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Nomination Miglior suono a Kevin O’Connell, Rick Kline, Bob Eber
Curiosità – fonte: imdb.com – www.afi.com – ew.com
1. Origine teatrale vera e propria
Codice d’onore è tratto da un’opera teatrale omonima scritta da Aaron Sorkin. La pièce è stata ispirata da una storia vera raccontata alla sorella di Sorkin (un’avvocatessa militare), e da lì lui scrisse la sceneggiatura mentre lavorava come barista, annotando le prime scene su tovaglioli di carta.
2. “You can’t handle the truth!” è improvvisata?
La celebre battuta di Jack Nicholson, divenuta iconica, non era improvvisata, ma fa parte della sceneggiatura originale di Sorkin. Tuttavia, l’intensità e il modo in cui Nicholson la recita la resero un momento epocale, spesso citato nei media e in parodie.
3. Jack Nicholson fu pagato moltissimo… per poco tempo
Nicholson ricevette circa 5 milioni di dollari per solo dieci giorni di riprese. Nonostante il tempo ridotto sul set, il suo personaggio domina la parte finale del film ed è diventato il simbolo dell’intera pellicola.
4. Riprese reali a Guantánamo? No
Anche se parte della storia si svolge nella base navale di Guantánamo, nessuna scena è stata girata lì. Le riprese furono effettuate in location simili negli Stati Uniti, tra cui il Fort MacArthur a Los Angeles e il Crystal Cove State Park in California.
5. Tom Cruise ha modellato il personaggio su un vero avvocato
Cruise si è ispirato a David Iglesias, un vero avvocato della Marina USA che aveva lavorato su casi simili e che fu consulente tecnico per il film.
6. Un cast corale di futuri big
Oltre ai nomi principali (Cruise, Nicholson, Moore), il film includeva attori allora emergenti che avrebbero poi avuto carriere brillanti: Kevin Bacon, Kiefer Sutherland, Cuba Gooding Jr. (in un piccolo ruolo), e Noah Wyle (futuro protagonista di E.R.).
7. Nessuna statuetta a Nicholson… ma una per il film
Sebbene sia universalmente ricordato per la sua performance, Jack Nicholson non vinse l’Oscar (fu comunque nominato come miglior attore non protagonista). Il film ricevette quattro nomination agli Academy Awards: miglior film, miglior attore non protagonista (Nicholson), miglior montaggio e miglior sonoro.