The Rocky Horror Picture Show

The Rocky Horror Picture Show

1975 ‧ Horror/Musical ‧ 1h 40m

Titolo: La nascita del mostro di celluloide – Storia tecnica di “The Rocky Horror Picture Show

C’era una volta, nel lontano 1975, un film che nessuno si aspettava diventasse immortale. Era strano, musicale, eccessivo. Si chiamava “The Rocky Horror Picture Show“, e venne al mondo come un esperimento bizzarro, figlio dell’unione tra teatro e cinema, tra kitsch e fantascienza, tra glam rock e horror anni ‘50. Il suo concepimento avvenne a Londra, in un piccolo teatro, grazie a Richard O’Brien, autore e attore, che scrisse la sceneggiatura e le canzoni come se stesse partorendo un diario segreto di tutte le sue passioni proibite. La creatura attirò subito l’attenzione di Jim Sharman, regista teatrale, che decise di trasformare quel piccolo spettacolo in qualcosa di più grande, di più folle: un film.

L’infanzia di celluloide
Durante le sue prime fasi, la creatura prese forma presso i Bray Studios, gli stessi dove avevano vissuto i vampiri della Hammer Films. Le scenografie, volutamente teatrali e statiche, divennero la sua pelle: gotiche, decadenti, campy. Il montaggio, curato da Graeme Clifford, non era elegante, ma aveva un’energia sincopata, quasi punk. I tagli erano bruschi, volutamente rozzi, come cicatrici cucite male. Ma funzionavano. E poi c’era la musica. Oh, la musica! Le canzoni erano cuori pulsanti nel corpo del film. Da “Time Warp” a “Sweet Transvestite”, erano piccoli fulmini che colpivano lo spettatore tra gli occhi e lo costringevano a ballare.

L’adolescenza del disadattato
Quando uscì, il film fu respinto. Il pubblico non capiva cosa fosse: non era un musical tradizionale, non era horror, non era nemmeno del tutto commedia. Le critiche lo trattarono come un errore genetico, un aborto cinematografico. Ma il film non morì. No. Come tutti i disadattati, trovò la sua tribù. I midnight screenings iniziarono a New York. Qualcuno iniziò a recitare i dialoghi dal vivo sotto lo schermo. Qualcun altro si travestì da Dr. Frank-N-Furter. Il pubblico diventò parte dello spettacolo. Il film si trasformò da oggetto in rito.

Età adulta: culto e immortalità
Tecnicamente, “The Rocky Horror Picture Show” è un film pieno di difetti: la fotografia di Peter Suschitzky (che poi lavorerà con Cronenberg!) è caotica, i costumi sembrano presi da un mercatino vintage impazzito, e la recitazione è deliberatamente sopra le righe, teatrale fino alla caricatura. Ma è proprio questo il punto. Il film non voleva essere perfetto. Voleva essere libero. Jim Sharman girava come se ogni scena fosse un numero di cabaret, e Tim Curry – oh, Tim Curry! – creava il personaggio di Frank-N-Furter come un dio decadente di un altro universo, mescolando Shakespeare, Bowie e il trash televisivo in un solo sguardo languido.

Epilogo: il mostro che ride
Oggi, “The Rocky Horror Picture Show” è il film cult per eccellenza. È un organismo vivente, mutante, che si rigenera a ogni visione, in ogni sala di mezzanotte del mondo. È il sogno tecnicamente imperfetto che diventa leggenda. È la prova che il cinema può anche essere anarchia, libertà, identità fluida, partecipazione attiva. È un mostro. Ma un mostro che ride. E canta. E non smette mai di ballare il Time Warp.

 


Trama – fonte: www.comingsoon.it

The Rocky Horror Picture Show, è un film del 1975 diretto da Jim Sharman e tratto dallo spettacolo teatrale The Rocky Horror Show del 1973, di Richard O’Brien. Tra la commedia e il musical, la pellicola racconta la storia bizzarra di due fidanzatini, Brad Majors (Barry Bostwick) e Janet Weiss (Susan Sarandon) che stanno andando a trovare il loro ex professore universitario. Mentre viaggiano, tuttavia, restano bloccati con la macchina in un bosco a notte fonda e durante un temporale. Cercano aiuto in un castello, dove ad accoglierli c’è uno strano maggiordomo, Riff Raff (Richard O’Brien) e la domestica Magenta (Patricia Quinn). Dopo aver assistito a una danza bizzarra (il Time Warp) sono così spaventati che decidono di andarsene. All’improvviso, però, entra in scena il Dott. Frank-N-Furter (Tim Curry), che li invita a restare per visitare il suo incredibile laboratorio. Qui gli svela che sta realizzando una nuova creatura, Rocky: un uomo alto, biondo e di bell’aspetto. I due giovani amanti saranno travolti da una serie di eventi fuori dal normale: entrambi conosceranno l’amore carnale grazie allo scienziato Frank, saranno coinvolti in atti promiscui e spettacoli teatrali controversi. Alla combriccola si aggiungerà anche il Dr. Everett V. Scott (Jonathan Adams), scienziato di origini tedesche che Frank crede suo rivale, in cerca del suo misterioso figlio scomparso. Alla fine di questa interminabile notte di follie, tra omicidi, orge e fughe aliene, che ne sarà dei due fidanzatini Brad e Janet?


Cast – fonte: www.comingsoon.it


Trailer


Riconoscimenti – fonte: www.mymovies.it

Nessun riconoscimento di rilevanza da segnalare.


Curiosità – fonte: ilcinegico.com

1. Richard O’Brien (Riff Raff) scrisse l’opera teatrale da cui è tratto il film mentre era disoccupato. Jim Sharman, noto regista teatrale, gli diede fiducia e iniziò a portare lo spettacolo nei teatri e poi diresse il film nel 1975.

2. Mick Jagger voleva interpretare Frank ‘N’ Furter ma la produzione non considerò altri all’infuori di Tim Curry che lo aveva già interpretato a teatro. Per Curry questo è il primo lungometraggio della carriera.

3. Quando uscì nei cinema il film fu un flop colossale. Divenne un cult quando venne proiettato nei “Midnight cinema”. Il pubblico iniziò a vestirsi come i personaggi e dal 1975 viene ancora proiettato ogni anno per i suoi fan.

4. Nel film ci sono letteralmente degli EASTER EGGS. Infatti la crew fece una caccia alle uova pasquali sul set. Quando ripresero a girare non si accorsero che alcune uova erano rimaste e si possono così notare in alcune inquadrature.

5. Le labbra ad inizio film sono di Patricia Quinn (Magenta) ma quelle nel poster sono della modella Lorelei Shark.

6. Steve Martin fece l’audizione per la parte di Brad Majors ma venne preso Barry Bostwick che aveva già un passato nei musical, grazie al ruolo di Danny Zuko nel “Grease” teatrale nel 1972.

7. O’Brien scrisse un sequel negli anni 90 dal titolo “Revenge of the Old Queen” ma non venne mai realizzato. Nel 1981 però uscì un film: “Shock Treatment” in cui erano presenti i personaggi di Brad e Janet, nel cast parteciparono parecchi attori di “Rocky Horror…” ed era proprio una collaborazione di O’Brien e Sharman.

8. O’Brien cercò il suo muscoloso Rocky nelle palestre londinesi. Venne preso Peter Hinwood, che però venne doppiato nel cantato da Trevor Bianco, cantante australiano, e le sue battute vennero eliminate perché non si dimostrò all’altezza come attore. In futuro divenne un antiquario.

9. Pierre La Roche, makeup artist di David Bowie, venne assunto per truccare i protagonisti, ma i tempi erano così stretti, e lui troppo lento e meticoloso, che Tim Curry finì per truccarsi da solo.

10. Lo scheletro nell’orologio a forma di bara era vero! Nel 2002 il tutto è stato venduto all’asta per 35 mila dollari.

11. Nel 1987 Russell Crowe partecipò alla versione teatrale dello spettacolo in Australia, sia nelle vesti di Eddie che del Dr. Scott.

12. Il castello dove è ambientato il film è Oakley Court, set di molti film horror della “Hammer”. Ora è diventato un Hotel di lusso ma ai tempi non aveva bagni funzionanti, non c’era riscaldamento e pioveva dal tetto. Susan Sarandon si prese una polmonite durante le riprese e si lamentò molto della condizione in cui dovevano recitare.


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